Maggio, mese dell’amore e delle rose. Da sempre questo è il mese delle dichiarazioni d’amore: l’amore sboccia, si dice. Ecco perché ha senso parlare a maggio di questo fiore. Perché è il mese della massima fioritura delle rose, della vita, dell’energia embrionale del sole. C’è bisogno di risvegliarsi dopo l’inverno, dopo la chiusura invernale e la depurazione dell’inizio primaverile. È il momento di rifiorire e, come le rose, di mostrare al mondo tutta la bellezza del colore della vita.
Nel mese che segna il passaggio tra due stagioni, anche frutta e verdura da portare in tavola risentono di questa transizione. Da comprare fave, piselli, fagioli, fagiolini, ma anche le prime melanzane e le prime zucchine. Di stagione anche agretti, asparagi, bietole, carote, cavoli, cicoria, cipolle, crescione, barbabietole e ancora finocchi, lattuga, maggiorana, patate, radicchio, ravanelli, rucola, sedano, spinaci insieme agli ultimi carciofi e ai primi pomodori. Tra la frutta, oltre ad arance, avocado, pompelmo, banane, kiwi, mele e pere, anche fragole e ciliegie.
Un piatto salutare che non può mancare nelle nostre tavole è la “frittedda” di fave, carciofi e piselli che, al contrario di ciò che sembrerebbe dal nome, fa super bene. Piatto vegetale ad alto contenuto di fibra – per questo saziante, anticolesterolo e dimagrante – può diventare un piatto unico con l’aggiunta di pasta o di un cereale a piacere. Gli ingredienti da usare sono 100g di fave fresche, 100g di piselli surgelati o freschi, carciofi quanto basta, una cipolla, un cucchiaio di olio extravergine, un pizzico di sale e pepe. Per renderla un piatto unico aggiungi 50g di un cereale a piacere (orzo, farro, quinoa, riso). Procedimento: pulisci i carciofi e tagliali a pezzetti. Fai rosolare a fuoco basso la cipolla con l’olio. Aggiungi i piselli, le fave e i carciofi. copri con coperchio e cucina a fuoco basso per 10-15 minuti. Se necessario durante la cottura aggiungi un po’ d’acqua. A fine cottura aggiungi un pizzico di sale e il pepe. a parte cucina il cereale e uniscilo alla “frittedda”.