Digiuno di 72 ore, vi racconto la mia esperienza estrema (da fare solo se in buone mani)

Digiuno di 72 ore, vi racconto la mia esperienza estrema (da fare solo se in buone mani)

I benefici sul digiuno sono ormai noti da anni. Per questo ho deciso di accogliere quella che è sembrata una sfida: quando Marco mi ha proposto la sua idea, ovvero digiunare per 72 ore consecutive, ho cercato di capire quale fosse il modo migliore per poterlo supportare. Al di là di riuscire a fare un digiuno o meno, l’aspetto sul quale bisogna riflettere è che mangiare poco, in modo vario e bilanciato, rientra in quello che dovrebbe essere il nostro stile di vita garantendo così un buono stato di salute.

Il digiuno, se siamo in grado di attuarlo, può essere calibrato e modificato sulla base delle proprie caratteristiche (un giorno o più). Sarà il professionista che vi segue a indicarvi se ci sono o meno le condizioni per attuarlo e nel caso le tempistiche migliori per voi. Molto spesso, a causa di cattivi regimi alimentari dettati da false credenze sulla nutrizione, entriamo in una situazione di stallo dove facciamo fatica a rientrare nel nostro peso forma. A volte abbiamo bisogno di qualcosa di “forte” che rompa gli schemi precedenti e ci aiuti a intraprendere il giusto percorso. In quest’ottica consiglio il digiuno.

Una pratica efficace che non deve essere messa in pratica per “compensare” cattive abitudini alimentari ma al contrario qualcosa che ci faccia abbandonare gli eccessi e ci aiuti a trovare l’energia giusta per acquisire nuove e sane abitudini alimentari. Così scopriremo che nessun cibo deve essere eliminato dalla nostra dieta (al netto di patologie e situazioni strettamente personali), ma che ciò che conta davvero è la varietà e la quantità di ciò che mangiamo tutti i giorni. Per questo ho chiesto a Marco di raccontare anche a voi questa esperienza che spero possa essere da esempio per chi la immagina per sé.

L’esperienza “estrema” di Marco: il racconto

Era da parecchio tempo che seguivo questa cosa, informandomi e sentendone parlare. Il mio riferimento principale, per questo percorso, è stato il sito The Ultimate Human all’interno del quale hanno stilato un vero e proprio protocollo che illustra tutto il percorso, le indicazioni, i preparativi, i benefici (e i rischi) collegati a questa pratica (qui per consultare il protocollo).

A seguirmi passo passo poi, dalla preparazione fino al mio primo pasto del dopo-fasting, la dottoressa Laura Onorato, cara amica e mio riferimento numero uno per tutto quello che riguarda l’alimentazione e qualsiasi tematica legata alla nutrizione. Abbiamo stilato assieme un piano di preparazione di tre giorni basato su un digiuno intermittente 16/8, che teneva conto un po’ degli impegni di quei giorni e volto comunque a iniziare a ridurre la quantità di cibo. Devo dire che ho preso questa parte molto seriamente e ho ridotto drasticamente le porzioni dei due pasti giornalieri, la colazione e la cena.

La preparazione

Diciamo che sono passato da colazioni con panettone inzuppato nel caffellatte più pane e Nutella al seguito, pranzi e cene basati su pizze, carbonare e pasti pantagruelici (con diversi snack durante la giornata) a una alimentazione nettamente benefica. Ma come sono andati questi giorni?

Primo giorno: 

  •    Ore 10 colazione: un pancake con farina di castagne (adoro, leggerissima e priva di glutine) con banana e mango. Ho iniziato a eliminare gli zuccheri e il caffè
  •    Ore 18 pasto: pollo al curry con riso basmati

Secondo giorno: 

  •    Colazione uguale
  •    Ore 18: hamburger (senza patate) in un locale- era preferibile mangiare altro  ma ho cercato un compresso dato l’ impegno lavorativo già preso

Terzo giorno:

  •    Colazione: sempre la stessa
  •    Ore 18:  piattino di minestra di verdure. Minestra che ho preparato nell’ottica di avere del brodo vegetale da gestirmi come “lusso da concedermi” durante i tre giorni di digiuno. In quanto il digiuno consisteva nel bere solo acqua (da aggiungere a dell’acqua con elettroliti) e una tazza di brodo al giorno, nel caso di bisogno. Bisogno che c’è stato sempre (clamorosamente!).

Quindi il primo giorno sono partito che avevo già una sensazione di privazione da cibo, in quanto il volume e la tipologia di cibi consumati nei tre giorni di preparazione è stata completamente diversa, molto, molto inferiore. Cosa che ho fatto io di mia iniziativa. Diciamo che le linee guida della dottoressa Laura Onorato erano di non esagerare nelle porzioni dei singoli pasti, ma la scelta di andarci super leggero, quindi fare l’estremo opposto, è stata mia.

Le 72 ore di digiuno

Primo giorno:

Ore 10: fatto il mio solito pancake e alle 10.15… tac, scattato il timer. Via, verso 72 ore di digiuno…

La mattinata è scorsa liscia: sono uscito per degli appuntamenti e ho cercato di distrarmi. Nel pomeriggio, però, verso le 16, ha cominciato, insieme alla fame, a subentrare una certa sonnolenza. Infatti mi sono addormentato sul divano per una ventina di minuti. Leggerissima sensazione di mal di testa ma contenuta, grazie all’alleggerimento dei tre giorni precedenti. Livello di energia: bassissimo. Fame nera.

Tazza di brodo verso le 20 finalmente era ora di andare a letto (verso le 23.30). Ho guardato la tv per un’oretta e poi sono crollato. Dormito bene (a stomaco vuoto io dormo bene).

Secondo giorno: 

Sveglia ok, anche se mi sentivo leggermente spaesato, ma tutto sommato bene. La fame ha cominciato a farsi sentire dopo un’oretta dalla sveglia. Acqua… acqua…. Livello di energia: meglio del giorno prima. La fame, però, era costante. Sensazione in bocca di vuoto, di mancanza di un sapore buono, di qualcosa di consistente da masticare.

Ho fatto un paio di giri fuori, ma per la maggior parte del giorno sono rimasto a casa. La sera mi sono accoccolato davanti al caminetto. Credevo avesse problemi di tiraggio e per tanto tempo non l’avevo usato. Quella sera, però, mi sono detto: “Dai, proviamo, vediamo se funziona…”. E funzionava alla grande! Sono stato ore e ore davanti al fuoco, a scaldarmi, in quanto (ah, dimenticavo) avevo freddo. Già dal primo giorno. Freddo ai piedi, alle mani (classico della mancanza di nutrimento).

Brodo salvavita delle 20, ceppi su ceppi, una serie tv, diverse partite di scacchi online, musica e verso mezzanotte di nuovo a letto. Sensazione devastante di avere sempre fame e sapere che l’indomani, alla sveglia, avevo davanti ancora un giorno intero e una notte intera senza mettere tra i denti nulla. Nel frattempo avevo perso circa 2 chili, fra preparazione e primo giorno. Ero 106 chili all’inizio, ora ero a 104 che oscillavano di 400 grammi in più o in meno a seconda dei momenti della giornata.

Terzo giorno: 

Sveglia. Stavo bene (a parte un leggerissimo languorino…). Sono uscito a fare diverse cose e avevo un livello di energia notevole. Davvero notevole. Acqua, acqua ed elettroliti a go go. Rientrato a casa verso le 18, quindi tutto il giorno in giro, carico come una molla. Sistemato casa, fatto cose… il tutto accompagnato dalla sensazione di fame che, ovviamente, nei momenti in cui eri impegnato o distratto in una conversazione, non sentivi (o sentivi molto meno). Anche stare sdraiato aiuta molto a non sentire la fame. Non vedevo l’ora di andare a letto a spegnermi, in quanto l’indomani, poco dopo la sveglia, sarebbe arrivato il fatidico momento della colazione celebrativa. Sempre quella sensazione in bocca, che vorresti mangiare, bere, fare…

La fine: 

A 72 ore e 16 minuti… mi sono tuffato nella mia colazione. Per l’occasione ho scelto: una tazzona di caffellatte con corn flakes bio senza glutine, una fettina di pane bianco con spalmatina di burro d’arachidi e 100 grammi di kefir. Il mio primo pensiero, mentre mescolavo i corn flakes nella tazza fumante, era rivolto a quei feedback di alcune persone che dicevano: “Dopo 72 ore vedere il cibo davanti non mi faceva nemmeno voglia…”. Non è vero! Mi sono goduto ogni singolo boccone di quella tazza come fosse il paradiso. Non dimenticherò mai quel momento bellissimo. Dimenticavo: alla sveglia del terzo giorno, pesavo 102.1 chili. Quindi in sostanza, ho perso 4 chili in tutto sto “ambaradan”.

Considerazioni finali

È stata dura, abbastanza. Mentalmente soprattutto. Il fatto che io abbia fatto questi tre giorni di preparazione dove, specialmente nell’ultimo, ho ridotto drasticamente le quantità di cibo (e aver mangiato super-clean invece che cose più “sporcaccione”), da un lato mi deve aver agevolato per alcuni processi interni. Ma mentalmente mi ha fatto arrivare al primo giorno di digiuno sentendomi già a digiuno. Ho iniziato che avevo già una fame notevole e questo mi ha un po’ pesato mentalmente perché pensavo: “Ops, ho esagerato… E ora come faccio per tre giorni…?”.

Comunque bene, perché per me questa era soprattutto una sfida con me stesso. Sono un gran mangione e non sono capace di stare a stomaco vuoto: devo sempre mangiare qualcosa. Questa cosa mi ha fatto capire e ri-considerare il mio rapporto con il cibo. La mattina in cui è finito il mio digiuno, con la dottoressa Laura Onorato abbiamo deciso di fare anche un 16/8 per uscirne in bellezza. Ho cenato con una zuppa d’orzo, una banana e due grissini con burro d’arachidi. E’ ancora presto per fare un bilancio definitivo di come sia stato il tutto. Di certo posso dire che sono contento di averlo fatto e che, se lo rifarò, ci andrò molto più easy con i tre giorni di preparazione.

* In foto Marco nel suo ultimo giorno di digiuno